Gli scrittori di Lodi rappresentano una delle più antiche forme d’arte, cioè la produzione di libri. La quale è un settore importante dell’economia italiana. L’Italia ha una lunga tradizione di scrittori che hanno rivoluzionato il panorama letterario mondiale Da Dante Alighieri a Umberto Eco, gli scrittori italiani hanno realizzato alcune delle opere più celebri della storia della letteratura.
Gli scrittori di libri lodigiani sono una parte importante della nostra cultura. Senza di loro, non avremmo nessun modo per conservare e trasmettere le conoscenze e la storia della provincia. La scrittura è un’arte che richiede talento, dedizione e passione. Ed I romanzieri di Lodi sono persone che hanno una profonda “comprensione” storica e culturale. Hanno una vasta gamma di conoscenze e sanno come trasmetterle attraverso le loro opere.
Di conseguenza, gli autori di Lodi hanno ricevuto e trasmesso un patrimonio secolare. Oltre alle opere del passato, anche quelle loro proprie. Scritte in italiano e in dialetto della zona, nel segno di una progressione dell’identità culturale, che qui viene tenuta alta con fierezza.
1 – Maffeo Vegio
Maffeo Vegio, uno degli scrittori di Lodi ed umanista, nacque nel 1407 da Belloria e Caterina de Lanteri. Durante i suoi studi di retorica a Milano, si innamorò della materia e della concezione evangelica di Bernardino da Siena.
Successivamente, si dedicò allo studio del diritto presso lo “Studium” di Pavia tra il 1421 e il 1423, diventando amico di importanti umanisti del primo Quattrocento come Antonio Beccadelli (noto come “Panormita“), Pier Candido Decembrio e Lorenzo Valla, che lo scelse come protagonista del suo dialogo sul vero bene (“De vero bono“).
Nel 1435, lo scrittore di Lodi Vegio fu al servizio del vescovo di Traù Ludovico Trevisan, il quale lo presentò al papa Eugenio IV. Durante il “Concilio di Firenze” del 1439, Vegio assistette agli eventi, e grazie al favore del pontefice iniziò la sua carriera curiale, diventando abbreviatore apostolico e datario nel 1441. E ottenendo il canonicato presso la basilica di San Pietro in Vaticano nel 1443.
A Roma, questo autore lodigiano trovò ispirazione dall'”umanesimo letterario” di Enea Silvio Piccolomini, e sviluppò una versione profondamente spirituale del suo umanesimo, vicina alla dottrina della Chiesa insegnata da Sant’Agostino. Questa visione fu ampiamente seguita e rispettata dal Vegio, nonostante non abbia mai preso gli ordini sacri. Dopo la sua morte, Maffeo Vegio fu sepolto nella Basilica di Sant’Agostino a Roma.
2 – Agostino Bassi
Agostino Bassi (1773-1856) è stato un famoso scienziato italiano, nonché uno dei più importanti scrittori di Lodi. Inizialmente, il suo interesse principale era rivolto alla biologia. Tuttavia, la volontà del padre era diversa. Egli avrebbe dovuto gestire la proprietà di famiglia, e diventare un funzionario asburgico.
Pertanto, Agostino dovette laurearsi in giurisprudenza. Tuttavia, continuò ad approfondire i suoi interessi in medicina, biologia e patologia animale ed umana, fornendo contributi significativi in questi campi. Per i suoi studi, Agostino Bassi frequentò l’Università di Pavia come convittore del Collegio “Ghislieri“, seguendo lezioni di fisica, chimica e medicina.
Si dedicò poi ad una lunga ricerca sulla moscardinia dal 1807 al 1835. Si trattava di una malattia che colpiva i bachi da seta, e nel 1835 Bassi fece una scoperta rivoluzionaria. Scoprì che era causata da un piccolo parassita trasmissibile per contatto, e attraverso alimenti contaminati. Da qui partì la sua teoria sull’origine delle malattie infettive, vegetali e animali, che avevano tutte un’unica causa: agenti patogeni. Nel suo trattato “Del contagio in generale” (1844), Bassi anticipò la teoria del contagio.
3 – Franchino Gaffurio
Franchino Gaffurio (1451-1522) è stato un altro degli importanti scrittori di Lodi, celebre per la sua vasta cultura musicale. Era anche un compositore ed un cantante, oltre che insegnante e amministratore.
La sua biografia riporta molti dettagli sulla sua vita, tra cui la sua formazione nella carriera ecclesiastica fin dall’infanzia, vivendo presso il monastero di “San Pietro” in Lodi Vecchio. Dopo essere stato ordinato sacerdote nel 1473 o 1474, iniziò a insegnare musica a Genova su invito del doge Prospero Adorno.
Dopo un anno, lo seguì in esilio a Napoli, dove si dedicò alla musica “speculativa” e discusse di teoria musicale con Johannes Tinctoris ed altri intellettuali. Durante questo periodo, lo scrittore lodigiano pubblicò la sua prima opera importante intitolata “Theoricum opus musicae disciplinae“.
Fin dalla giovinezza, Gaffurio fu un esempio di umanista, appassionato di numerose arti e discipline. Questo si riflette anche nei suoi contributi più celebri, come “Theorica musicae” e “Practica musicae“, opere in cui raccoglie testi di autori sia famosi che meno noti, dimostrando così la sua ampia cultura e conoscenza della musica.
4 – Francesco De Lemene
Francesco De Lemene, nato il 19 febbraio 1634 e deceduto il 24 luglio 1704, è stato uno degli scrittori di Lodi, noto specialista di libretti d’opera. Nato in una famiglia di nobili, frequentò l’Università di Bologna e poi quella di Pavia, ottenendo la laurea nel 1655.
Dopo la sua istruzione, lavorò nell’amministrazione spagnola, prima come “oratore pubblico” a Milano e poi come membro del consiglio comunale a Lodi. Nel 1661, si trasferì a Roma dove frequentò spesso il circolo di Cristina di Svezia, e iniziò la sua carriera di librettista.
Nel 1691, fu ammesso all'”Accademia dell’Arcadia” con il nome di Arezio Gateatico. Nella sua opera letteraria, l’autore lodigiano De Lemene è stato influenzato dal poeta Giambattista Marino e dal drammaturgo Carlo Maria Maggi, e spesso i suoi testi tendono ad essere eroicomici.
Ha anche scritto in dialetto lombardo lodigiano, ad esempio nella commedia teatrale “La sposa Francesca“, e ha prodotto una sua traduzione personale della “Gerusalemme liberata” di Torquato Tasso. Francesco De Lemene, oltre alla sua carriera di librettista, fu anche una figura importante nella vita culturale e sociale della sua città natale. Egli esercitò la sua professione con grande reputazione presso i suoi contemporanei lodigiani.
Tra i suoi meriti, si può annoverare la decisione di ampliare il Tempio Civico dell’Incoronata, aggiungendovi l’abside e affidando la decorazione all’amico pittore Andrea Lanzani, considerato uno dei padri del barocchetto lombardo. Dopo la sua morte, i resti dello scrittore di Lodi Francesco de Lemene sono stati collocati nella chiesa di San Francesco a Lodi.
5 – Ottone Morena
Ottone Morena e suo figlio Acerbo Morena, furono due degli scrittori di Lodi nonché storici, attivi nel XII secolo.
La loro opera, “De rebus Laudensibus” (“Per quanto riguarda Lodi“), scritta in latino, fornisce una descrizione della Lombardia da un punto di vista “interno“.
L’autore lodigiano Ottone Morena iniziò la stesura della cronaca, che fu poi continuata dal figlio Acerbo. Detta cronaca, contiene anche molte descrizioni “verbali” dei personaggi dell’epoca, tra cui Federico Barbarossa.
Lo scrittore di Lodi Acerbo morì per una epidemia di malaria, causata dai disordini scaturiti quando l’esercito di Federico Barbarossa prese possesso di Roma, nel luglio 1167. In seguito, un autore anonimo continuò la loro opera.
6 – Uguccione da Lodi
Uguccione da Lodi, fu un poeta ed uno degli scrittori di Lodi, che scrisse in dialetto lombardo.
La sua data ed il suo luogo di nascita non sono noti con precisione, ma si sa che visse nel XIII secolo. L’opera poetica di questo autore lodigiano, ha contribuito a “sviluppare” la letteratura lombarda, utilizzando la sua lingua madre per descrivere la vita quotidiana e le esperienze dell’uomo comune. Anche se la maggior parte delle sue opere sono andate perdute nel corso del tempo, il suo contributo alla letteratura regionale è stato significativo.
Non è comunque certo che Uguccione fosse originario di Lodi, nonostante il suo nome. Alcuni indizi suggeriscono che potrebbe invece discendere da una famiglia nobile di Cremona. La sua unica opera accertata è il poema moraleggiante “Libro di Uguçon da Laodho“, scritto in una lingua comune tra il Lombardo e il Veneto, prima del 1265.
Il poema consiste in due parti distinte, la prima in versi alessandrini ed endecasillabi, e la seconda in novenari a “rima baciata“. Il contenuto del poema suggerisce che, questo scrittore lodigiano potrebbe aver scritto un testo di propaganda religiosa, che non fosse allineato con la Chiesa cattolica. E ciò ha portato alcuni studiosi a ipotizzare una possibile relazione con i patarini o i valdesi. Alcune opere come il “Liber Antichristi” e la “Contemplazione della morte“, sono state vagamente associate al suo nome.
Scrittori Lodigiani – Conclusione
Gli scrittori di Lodi sono riusciti a catturare l’immaginazione dei lettori, con la loro prosa ricca e vibrante. Hanno saputo raccontare storie affascinanti che hanno coinvolto “emotivamente” i lettori. In questo modo, hanno incitato le persone a leggere sempre di più e a scoprire nuovi autori lodigiani da seguire.
Grazie ai nostri autori lodigiani, possiamo trascorrere delle piacevoli serate in compagnia dei nostri cari. I libri ci aiutano a esprimere i nostri sentimenti e a condividere le nostre storie. Senza di loro, saremmo persi.
Infatti, il supporto che ci danno in campo letterario è fondamentale. Per cosa? Per conoscere le meraviglie di una zona d’Italia spesso poco “visitata“. E che invece merita tutta la nostra attenzione. Per le molteplici raccolte di testi e poesie, e per i libri, che i romanzieri lodigiani hanno scritto.
Pertanto, non trascuriamo la lettura di tali libri. Saranno sempre un “serbatoio” di freschezza ed originalità. Un punto fermo per il nostro arricchimento culturale. Una certezza di valori e sentimenti genuini, come genuina è la comunità di tutti gli scrittori di Lodi.
E adesso, non mi resta che augurarti buona permanenza su Libri-online.net!
0 commenti