Benvenuti nell’affascinante mondo degli scrittori di Teramo. Questa città, situata nella pittoresca regione italiana dell’Abruzzo, ha dato i natali a numerosi scrittori di grande talento e rilevanza letteraria. Attraverso le loro opere, questi autori hanno raccontato storie emozionanti, affrontato temi profondi e arricchito il panorama culturale di Teramo e oltre. In questo articolo, esploreremo le vite e le opere di alcuni dei più celebri scrittori teramani, immergendoci nella loro creatività e scoprendo il loro contributo alla letteratura italiana.
Ognuno di questi talentuosi scrittori ha lasciato un’impronta unica sulla letteratura italiana. Alcuni si sono distinti per la loro maestria nella scrittura poetica, mentre altri hanno preferito la prosa narrativa per esplorare le vicende umane e le sfumature dei personaggi. Alcuni hanno affrontato temi universali come l’amore, l’amicizia e la ricerca dell’identità, mentre altri hanno affrontato questioni sociali e politiche, portando avanti il dibattito culturale del loro tempo.
In conclusione, l’eredità letteraria di Teramo è un tesoro da esplorare e da custodire. I scrittori teramani hanno lasciato un’impronta indelebile sulla letteratura italiana e sono fonte di ispirazione per le generazioni future. Attraverso le loro opere, possiamo conoscere e apprezzare la bellezza e la profondità della cultura teramana. Speriamo che questo articolo vi abbia stimolato la curiosità di approfondire la conoscenza dei scrittori di Teramo e di immergervi nelle loro affascinanti storie letterarie.
1 – Melchiorre Delfico
Melchiorre Delfico, nato il 1º agosto 1744 a Montorio al Vomano e deceduto il 22 giugno 1835 a Teramo, fu un intellettuale poliedrico e uno degli scrittori di spicco di Teramo, con cittadinanza sammarinese. Oltre ad essere un filosofo di grande rilievo, fu anche un noto economista, numismatico e politico. La sua vasta conoscenza e la sua versatilità lo resero una figura di spicco nel panorama culturale e politico del suo tempo.
Melchiorre Delfico vide la luce nel suggestivo castello feudale di Leognano, sito nella provincia di Teramo. I suoi genitori, Berardo Delfico e Margherita Civico, provenivano da famiglie di prestigio profondamente radicate nella regione. Berardo, figlio di Giuseppe Berardino Delfico e Caterina Rozzi, godeva di grande rispetto all’interno della comunità teramana. Margherita, figlia del magnifico Giovanni Battista Civico e di Sulcinia Maria Michitelli, era originaria di Leognano, un tempo frazione di Montorio al Vomano, e il loro matrimonio venne celebrato nella chiesa di San Salvatore a Teramo.
La coppia ebbe sei figli: Giovanni Berardino, Maria Elisabetta, Giovanni, Giovanni Filippo, Melchiorre e Giovanni Domenico. Tuttavia, la gioia familiare fu offuscata dalla tragica morte di Margherita nel 1747, e venne sepolta nella chiesa di San Carlo a Teramo. Le origini della famiglia Delfico risalgono almeno al XVI secolo, quando Pir Giovanni di Ser Marco, considerato il capostipite della famiglia, decise di cambiare il cognome in Delfico e adottò come motto “Delphica Laurus eat in posteros”.
Secondo alcuni studiosi, tra cui Luigi Savorini, il cognome originario era “de Civitella”. All’interno del contesto genealogico, Melchiorre Delfico viene identificato come Melchiorre III, per distinguerlo da Melchiorre I (deceduto nel 1689) e Melchiorre II (1694-1738), che ricoprì la carica di vescovo di Muro Lucano, in Basilicata.
Le idee e il pensiero di questo celebre studioso teramano presero forma durante il fervore culturale del Secolo dei Lumi e del movimento del diritto naturale. In quel contesto, le idee giuridiche del diritto naturale trovarono piena espressione sia nelle opere di John Locke che in quelle di Jean-Jacques Rousseau. Entrambi gli autori sottolinearono i principi fondamentali del diritto naturale, come la libertà e l’uguaglianza di tutti gli esseri umani. Melchiorre Delfico, immerso in questo contesto intellettuale e filosofico, sviluppò il suo pensiero in linea con queste idee, abbracciando la concezione di una società basata su principi di libertà e uguaglianza per ogni individuo.
2 – Luigi Antonelli
Luigi Antonelli (1877-1942) è stato un noto scrittore teatrale italiano e uno degli scrittori di spicco di Teramo. Nonostante abbia iniziato gli studi di medicina, decise di seguire la sua passione per la letteratura. Antonelli era sposato con la scrittrice Lucilla Calfus, dalla quale ebbe un figlio di nome Edoardo Anton, che in seguito intraprese la carriera di regista.
Trascorse alcuni anni in Argentina, a Buenos Aires, dove fu a capo del giornale “La patria degli Italiani”. Antonelli era noto per le sue commedie e racconti, e il suo lavoro veniva considerato parte del movimento teatrale noto come “teatro grottesco“. Insieme ad autori come Chiarelli, Rosso di S. Secondo e Cavacchioli, Antonelli rappresentava una reazione al “psicologismo borghese” predominante nel teatro italiano dell’epoca.
Lo scrittore abruzzese Antonelli è stato annoverato tra i protagonisti del movimento di rinnovamento del teatro italiano, abbandonando i canoni borghesi e i modelli di intrattenimento convenzionali. Si dedicò alla creazione di un teatro in cui la fantasia e l’invenzione avessero un ruolo centrale. Grazie alla commedia “L’uomo che incontrò se stesso” (1919), Antonelli ha scritto uno dei testi più significativi nello stile del “teatro grottesco”.
Infine, la raccolta di novelle, atti unici e articoli giornalistici di Antonelli è stata pubblicata in due volumi intitolati “Teatro”. La curatela è stata affidata a Luciano Paesani, con una prefazione di Franca Angelini, offrendo ai lettori un’ampia panoramica dell’opera di questo eclettico scrittore teatrale.
3 – Elso Simone Serpentini
Elso Simone Serpentini è uno dei rinomati scrittori di Teramo, nonché un apprezzato saggista, specializzato nella ricerca storica. I suoi interessi si concentrano su figure di spicco come briganti, cospiratori e agenti segreti. Oltre ad essere stato un ex insegnante di storia e filosofia, ha anche ricoperto ruoli di direzione in periodici e testate radio-televisive.
Negli ultimi anni, Serpentini ha focalizzato la sua attenzione sulla Carboneria e sulla Massoneria, esplorando a fondo questi temi in numerosi volumi. La sua passione per la storia lo ha spinto a indagare i retroscena dei periodi più oscuri dell’Italia, cercando di gettare nuova luce sui personaggi e gli eventi che hanno plasmato il nostro Paese. Grazie alle sue ricerche accuratamente condotte, Serpentini è stato in grado di ricostruire fatti e personaggi dimenticati o poco conosciuti, contribuendo così a rivelare nuovi elementi sulla storia italiana.
Tra le prime opere di questo autore abruzzese si annoverano “Storia del calcio teramano 1913-1982” (1982) e “Consigliere si calmi” (1990). Quest’ultima analizza il linguaggio politico utilizzato nelle assemblee pubbliche elettive, offrendo una profonda riflessione su tale argomento.
Nel 2001, Serpentini ha creato la collana “La Corte! Processi celebri teramani”, nella quale ha pubblicato fino ad oggi trentasei volumi. Questi libri ricostruiscono i crimini e gli intricati processi giudiziari legati alla città di Teramo. Lo stile narrativo dell’autore abruzzese Serpentini combina abilmente due elementi: un approccio rigorosamente documentaristico con le tecniche descrittive tipiche della letteratura gialla classica, il tutto ispirato dalla scrittura postmoderna.
4 – Alfonso Sardella
Alfonso Sardella (1937-2010) è stato uno dei noti scrittori di Teramo, inserito tra i talentuosi autori abruzzesi. Dopo aver completato la sua formazione elementare, ha conseguito il diploma Magistrale. Successivamente, ha ottenuto l’abilitazione “ISEF” per l’insegnamento dell’educazione fisica nel 1958. In seguito, ha deciso di trasferirsi a Roma.
Nella capitale, ha iniziato a lavorare come insegnante di educazione fisica presso diverse scuole pubbliche. Grazie alle sue notevoli abilità sportive, fin da giovane ha praticato diverse discipline come calcio, atletica leggera, ginnastica e tennis. Inoltre, ha svolto l’incarico di preparatore atletico per una squadra di calcio di rilievo. Il ciclismo, invece, è stata la sua grande passione per molti anni.
Le sue eclettiche competenze lo hanno reso un esperto e un testimone della letteratura abruzzese. Nel corso degli anni, ha scritto numerose opere, sia in dialetto teramano che in italiano, dimostrando così la sua profonda conoscenza e amore per la sua terra natia. Inoltre, ha dimostrato un grande interesse nella creazione di un dizionario dei termini dialettali e dei proverbi, testimonianza del suo attaccamento alla cultura locale.
5 – Berardo Quartapelle
Berardo Quartapelle, nato il 6 luglio 1749 a Teramo e deceduto il 4 marzo 1804 nella stessa città, è stato uno degli illustri scrittori di Teramo, conosciuto per le sue eccellenti competenze nel campo della scienza e dell’agronomia.
Ricevette la sua istruzione primaria nella sua città natale, studiando dapprima con Don Attanasio Tamburrini e poi presso le scuole dei Minori Osservanti. Sin da giovane, dimostrò un’enorme curiosità di apprendere e una straordinaria vivacità intellettuale, distinguendosi in varie discipline come la retorica, l’arte poetica, la filosofia peripatetica e le scienze umane.
All’età di diciotto anni si trasferì ad Ascoli Piceno, dove divenne allievo del padre Antonio Francesco Scocciacampana, un noto studioso di filosofia cartesiana. Successivamente, tornò a Teramo nel 1772, ottenendo l’autorizzazione dalla Curia vescovile di insegnare scienze e filosofia.
Il 26 febbraio 1774 fu ordinato sacerdote dal vescovo di Teramo, monsignor Ignazio Andrea Sambiase. Questo evento segnò un importante traguardo nella sua carriera ecclesiastica. L’abate Quartapelle è stato uno dei principali protagonisti di un movimento culturale e riformista conosciuto come “Rinascenza Teramana”, che fiorì durante l’epoca dell’Illuminismo.
Questo movimento aveva l’obiettivo di eliminare ogni residuo feudale che potesse ostacolare lo sviluppo politico, economico e culturale della società meridionale. Tra i suoi membri vi erano anche Melchiorre Delfico e i suoi fratelli Giamberardino e Gianfilippo, Alessio Tullj, Giovanni Bernardino Thaulero, Vincenzo Comi, Biagio Michitelli e G. Francesco Nardi. Insieme, questi intellettuali e riformatori lavorarono per promuovere un cambiamento sociale e culturale, spingendo verso un futuro di progresso e modernità.
6 – Giammario Sgattoni
Giammario Sgattoni, nato il 5 maggio 1931 a Garrufo di Sant’Omero e scomparso il 23 agosto 2007 a Teramo, è stato un poliedrico intellettuale ed uno degli scrittori di Teramo. La sua carriera si estendeva tra il giornalismo, la scrittura e la poesia. Sgattoni ha lasciato un’impronta significativa nel panorama culturale italiano, contribuendo con il suo talento e la sua passione a arricchire il mondo della letteratura e dell’arte.
Dopo aver traslocato a Teramo nel 1940, Giammario Sgattoni ha completato gli studi classici presso il prestigioso Liceo M. Delfico della città. Successivamente, ha proseguito i suoi studi presso l’Università di Bologna, specializzandosi in lettere classiche.
La sua carriera nel giornalismo è iniziata nel 1947, quando ha pubblicato i suoi primi articoli firmati su “Il Messaggero”. Raffaele Aurini, allora corrispondente per Teramo, ha incoraggiato il giovane Sgattoni a intraprendere questa strada. Nel 1958, il 4 aprile, si è iscritto all’Ordine dei giornalisti.
Dal 1957 al 1974, ha ricoperto il ruolo di condirettore della rivista di cultura e arte chiamata Dimensioni. Grazie alla sua vasta conoscenza e ai suoi molteplici interessi, si è dedicato alla critica letteraria, alle tradizioni popolari, all’arte e all’archeologia. Ha svolto un ruolo significativo nell’impegno per la valorizzazione della necropoli di Campovalano. Inoltre, ha ricoperto importanti incarichi come Ispettore onorario per i monumenti e le antichità, nonché per le arti e le tradizioni popolari, per le Soprintendenze di L’Aquila e Chieti.
Sgattoni è stato un autore prolifico, con una vasta produzione di componimenti poetici. Le sue poesie si sono ispirate all’ermetismo di Giuseppe Ungaretti, di cui è stato amico, e al classicismo di Umberto Saba. Ha pubblicato le sue poesie in volumi come “Le terre del verde” nel 1953 e “Poesie” nel 1957, oltre che in vari opuscoli. Vinse molti premi letterari nel corso della sua carriera.
7 – Raffaele Aurini
Raffaele Aurini, nato il 2 marzo 1910 a Teramo e deceduto il 27 febbraio 1974 nella stessa città, è stato un eminente studioso e ricercatore italiano, oltre che uno degli scrittori di Teramo, noto per il suo lavoro nel campo della biblioteconomia, della storia e della bibliografia.
Aurini ha dedicato la sua vita allo studio e alla promozione della conoscenza attraverso le biblioteche. Ha ricoperto il ruolo di bibliotecario, impegnandosi attivamente nella gestione e nello sviluppo delle biblioteche italiane. Grazie alla sua passione per la storia, ha contribuito alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio culturale del suo paese.
Inoltre, Aurini era un esperto bibliografo, specializzato nell’organizzazione e nella catalogazione delle collezioni di libri. Il suo lavoro accurato e metodico ha permesso di creare cataloghi bibliografici completi e accessibili, facilitando la ricerca e la fruizione delle opere letterarie.
La sua erudizione e il suo impegno nel campo della biblioteconomia gli hanno conferito un ruolo di rilievo nella comunità accademica e culturale. La sua passione per il sapere e la sua dedizione al mondo delle biblioteche hanno lasciato un’impronta duratura nel campo della ricerca storica e della valorizzazione del patrimonio librario italiano.
La sua fama è legata all’importante lavoro che ha portato alla creazione del rinomato Dizionario bibliografico delle personalità abruzzesi. Quest’opera monumentale, composta da cinque volumi e pubblicata in due edizioni, è un’esaustiva raccolta di informazioni sugli illustri personaggi che hanno contribuito alla storia dell’Abruzzo. Il Dizionario rappresenta un prezioso strumento per la ricerca bibliografica e costituisce l’opera di riferimento più autorevole sull’Abruzzo.
8 – Niccola Palma
Niccola Palma, nato il 28 luglio 1777 a Campli e deceduto il 20 ottobre 1840 a Teramo, è stato un sacerdote, studioso e accademico italiano, nonché uno degli scrittori di Teramo. Dedito all’apprendimento del latino, intraprese con successo gli studi sotto la guida di suo zio, il canonico e teologo don Pasquale Palma, presso la Cattedrale di Campli. Approfondì inoltre la filosofia e i principi della matematica con il pedagogo Michelangelo Cicconi, che insegnò al Seminario di Campli negli anni 1790-1792.
Successivamente, approfondì gli studi matematici con l’abate Angeloni presso la badia di Corropoli, mentre per la storia, la geografia e l’archeologia ebbe l’opportunità di apprendere grazie alla guida del barone Alessio Tulli. Il giovane Niccola mostrò anche una vena poetica e fu seguito in questo campo da Francesco Filippi-Pepe, ospite frequente nella casa Palma. Nei suoi componimenti poetici, utilizzò lo pseudonimo Alcano Ladonio.
Nutriva anche una grande passione per la musica, studiando il clavicembalo e esercitandosi nel canto. La famiglia Palma era profondamente religiosa: il fratello maggiore di Niccola era destinato al sacerdozio, ma morì prematuramente durante i suoi studi al Seminario di Ortona. Fu quindi Niccola a prendere gli abiti ecclesiastici, appena ventenne. Nel frattempo, nella sua casa a Campli, Niccola continuò a guidare gli studi dei suoi tre fratelli minori e di altri amici. Nel 1798 si recò a Napoli per proseguire i suoi studi, ma presto tornò a Campli per esercitare il suo ministero sacerdotale.
Il suo sacerdozio si distinse per il suo impegno sia nell’insegnamento che nella predicazione, ma trovò anche spazio per coltivare la sua passione per la ricerca storica. Svolse diverse mansioni, come insegnante di filosofia e matematica presso il Seminario Aprutino, membro della Giuria per la sezione delle Scienze, assistente spirituale e predicatore presso il conservatorio di San Carlo, nonché predicatore nella Cattedrale. Fu un consigliere di fiducia di Gaspare del Bufalo, che in seguito sarebbe stato canonizzato. Durante le visite pastorali del vescovo Berrettini, ricoprì il ruolo di Convisitatore. Grazie alle sue straordinarie doti di oratore, Palma ebbe modo di far conoscere la sua eccellente abilità nel parlare in pubblico.
Niccola Palma è unanimemente riconosciuto come il più eminente studioso della Provincia di Teramo, grazie al suo “magnum opus”, il trattato che si occupa in modo esaustivo della storia religiosa e civile della regione settentrionale del Regno di Napoli.
Conclusione
Attraverso le pagine dei libri, i talentuosi scrittori di Teramo ci hanno regalato un’immersione nella ricchezza e nella bellezza della letteratura. Dai classici alle opere contemporanee, questi autori hanno saputo catturare l’attenzione dei lettori, trasmettere emozioni profonde e lasciare un’impronta duratura nel mondo della letteratura italiana.
La loro eredità continua a ispirare e a incantare, portando avanti la tradizione letteraria di Teramo e diffondendo il valore della parola scritta. Che sia attraverso le loro storie affascinanti, le riflessioni profonde o la maestria linguistica, i scrittori di Teramo rimangono un vanto per la città e una preziosa fonte di ispirazione per tutti gli amanti della letteratura.
E adesso, non mi resta che augurarti buona permanenza su Libri-online.net!
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